SALVATORE DI GREGORIO
Sicily not Alaska
Una lettera scritta da Salvatore Giuliano, un bandito siciliano che avrebbe aiutato i soldati americani a entrare in Sicilia per liberare il continente dal regime fascista, indirizzata all’allora presidente Truman, dichiara la volontà di fare della Sicilia il 49° stato degli Stati Uniti d’America; una leggenda che ogni siciliano conosce e su cui scherza. Il 2023 segnerà l’80° anniversario dello sbarco dell’esercito americano in Sicilia.
Dopo la guerra lo stile di vita americano era l’unico sogno che i cittadini desideravano. Cosa sarebbe successo se il desiderio di Salvatore Giuliano fosse diventato realtà? Quanto sarebbe diversa la Sicilia di oggi? Come si sarebbe collocato l’estetismo e la stravaganza statunitense all’interno dello stile di vita siciliano? Realtà è che l’Alaska diventò il 49° stato degli Stati Uniti d’America nel 1959.
Dopo la guerra il nonno di Di Gregorio lo ha portato a 10 anni in un indimenticabile viaggio da costa a costa negli Stati Uniti.
Come un siciliano che ha vissuto il sogno americano durante l’infanzia, questo progetto rappresenta un’analisi introspettiva su come l’isola si è adattata a questo sogno e traccia una linea tra la sottocultura locale e lo stile di vita americano.
BIO
Salvatore Di Gregorio (Caltagirone, 1979) è un fotografo pluripremiato che vive tra Londra e la Sicilia.
Il suo lavoro attinge a temi relativi alla diversità culturale e ai tessuti sociali. L’imprinting è cosmopolita, l’attitudine è nomade.
Nel 2014 ha vinto il Sony World Photography Awards. Nel 2016 è stato invitato dal Ministro della Cultura Cubano a realizzare un progetto sulla cultura Cubana esposto alla Fototeca de Cuba a L’Avana. Il suo ultimo progetto Taliami e te fazzu Petra è stato selezionato al Red Hook Lab New Artist III e la sua prima campagna di moda scattata a NY e con la sua direzione artistica ha vinto il Bronze Cube all’Art Director Club di New York. Nel 2019 è stato invitato alla mostra No Photos on the Dance Floor al C|O Berlin e TEDx Catania lo ha invitato a parlare dell’uso della fotografia come piattaforma di scambio culturale.
Ha scattato per Vogue America, Vogue Italia, W Magazine e Gucci e i suoi lavori sono stati pubblicati dal The Guardian, National Geographic, CNN, Rolling Stone Italia, Purple, Vanity Fair Italia, The British Journal of Photography, The Independent, Creative Review ecc.