JONAS BENDIKSEN
The Book of Veles
La sonnolenta città di Veles, nella Macedonia settentrionale, è salita alla ribalta mondiale come epicentro della produzione di fake news durante le elezioni americane del 2016. I giovani del posto, esperti di tecnologia, hanno creato centinaia di siti web clickbait spacciandoli per portali di notizie americani. Ma Veles è anche il nome di un dio orso slavo mutaforma, noto per diffondere caos, malizia e bugie. E il mito di Veles è raccontato anche in un presunto antico manoscritto che, dopo aver ingannato la gente per decenni, è ora considerato un falso.
Utilizzando queste storie come sfondo, Bendiksen ha creato un libro fotografico ampiamente lodato dalla comunità della fotografia documentaria, fino a quando lo stesso Bendiksen non ha rivelato che si trattava di qualcosa di molto diverso da ciò che sembrava essere. The Book of Veles è una provocazione, un esperimento per vedere dove la tecnologia potrebbe portare la fotografia nell’immediato futuro.
BIO
Jonas Bendiksen (Norvegia, 1977) ha iniziato la sua carriera a 19 anni come stagista presso l’ufficio Magnum di Londra, prima di partire per la Russia per dedicarsi alla sua attività di fotoreporter. Durante i diversi anni trascorsi lì, Bendiksen ha fotografato storie dai margini dell’ex URSS, un progetto che è stato pubblicato nel libro Satellites (2006). In seguito ha sperimentato la fotografia a 360 gradi nel libro e nell’installazione con 16 proiettori The Places We Live (2008), sulla vita quotidiana in quattro baraccopoli urbane. Ha pubblicato The Last Testament (2017) che racconta la storia di sette uomini che sostengono di essere il Messia biblico tornato sulla terra. The Book of Veles (2021) ha sondato le vulnerabilità delle nostre percezioni ed è stato oggetto di un acceso dibattito dopo che Bendiksen ha rivelato che quello che sembrava un classico lavoro di fotogiornalismo era in gran parte un rendering generato al computer.
Bendiksen è stato nominato da Magnum Photos nel 2004 e ne è diventato membro nel 2008. Vive con la moglie e i figli fuori Oslo, in Norvegia.
CON IL SOSTEGNO DI OCA- Office for Contemporary Art Norway