CARLO LA MONICA
Il modello della città vecchia
Carlo La Monica, artista e artigiano, nato a Gibellina nel ‘47, è uno dei testimoni del progetto di ricostruzione della città, che vive prima come assistente tecnico nella realizzazione delle macchine sceniche delle Orestiadi di Gibellina di Toti Scialoja, Pietro Consagra, Nunzio, Arnaldo Pomodoro, Mimmo Paladino, e in anni più recenti come artista che ha posto al centro della sua ricerca il rapporto tra individuo e memoria.
La sua opera, il grande modello della vecchia Gibellina, che colma un vuoto di conoscenza per le nuove generazioni, è costruita a partire da vecchie foto e sulle planimetriche catastali della città. Le immagini, depurate dagli elementi non architettonici, sono diventate il punto di partenza per dare tridimensionalità e volume agli spazi: pubblici e privati, piazze e strade, queste, quasi allineate su un ipotetico scenario, come tante frasi frammentate hanno consentito di ricostruire i quartieri della città vecchia, nei volumi e nelle altimetrie. Le foto, quasi sempre di nuclei familiari, sono state pulite da ogni presenza umana, corrette dalle alterazioni prospettiche, sagomate per diventare documento, oggettivo per quanto possibile, delle partiture urbane. Architetture senza gente.
L’ opera di Carlo la Monica, ferma il ricordo, che col tempo si fa sempre più labile, di chi ha vissuto nella città vecchia e mostra a chi non c’era l’armonia dei luoghi e quello che il sisma ha irrimediabilmente distrutto.
Scriveva Ludovico Corrao: «… ovunque puoi andare e ogni luogo può essere la tua terra se porti con te la venerazione per i tuoi defunti e gli amori che hai creato… aggiungeremmo…. e i luoghi che hai amato».
L’opera di La Monica è un dono alla gente di Gibellina, ovunque essa sia.
Testo di Enzo Fiammetta
BIO
Carlo La Monica è nato a Gibellina nel 1947, si diploma all’Istituto d’Arte di Mazara del Vallo con la prova di cesello su rame. Artigiano del ferro, avvalendosi della collaborazione di Gino Ippolito, è stato assistente tecnico per la realizzazione di macchine sceniche-scultura delle opere, messe in scena alle Orestiadi di Gibellina: Toti Scialoja, il Ratto di Proserpina, G. De Ponticelli, 1986; Francis Poirier, Oresteia, di Xenakis, 1987; Pietro Consagra, Edipo re, M. Martone, 1988 Nunzio, Le Troiane, T. Salmon, 1988; Arnaldo Pomodoro, La Passione di Cleopatra, Cherif, 1989; Mimmo Paladino, La Sposa di Messina, E. De Capitani, 1990. L’esperienza maturata negli anni e il contatto con i grandi maestri dell’arte lo guidano alla ricerca di un proprio linguaggio artistico, dove il rapporto tra memoria e arte assume particolare connotazione.
Premiato nella sezione scultura dall’Accademia Medicea di Firenze. Sue opere si trovano presso collezioni private e istituzioni italiane ed estere: Galleria Freddy Langer di Francoforte; Museo d’arte contemporanea di Castelvetrano; Museo d’arte contemporanea e Fondazione Orestiadi di Gibellina.
Di lui hanno scritto: Albano Rossi, Enrico Stassi, Enzo Minio, Francesco Carbone, Giovanni Cappuzzo, Giacomo Bonagiuso, Aurelio Pes, Fulvio Abbate, Achille Bonito Oliva.